Il castello Ursino di Catania, fatto costruire per volontà di Federico II di Svevia, colui che venne definito il più illuminato ed il più combattuto monarca del suo tempo, venne eretto nel XIII secolo, su progettazione ed a cura dell’architetto Riccardo da Lentini, che diede corso ai lavori non prima del 1239.
E’ bene accennare che Federico II, pur restando uomo del suo tempo, era di amplissime vedute. Tra i suoi tanti interessi intellettuali, tra cui quello per la letteratura e le scienze, vi era, anche, quello per la cultura araba ed ebraica. Si adoperò ad offrire, con le sue leggi, agli ebrei delle condizioni di vita assolutamente dignitose, gli ultimi 25 anni del suo regno furono il periodo in cui questo popolo venne maggiormente tutelato e sottratto all’abuso ed all’arbitrio, come accadeva, invece, in altri domini. Segno dell’alto livello di tolleranza è riscontrabile nel sistema normativo promulgato.
Nella Costituzione di Melfi, il Sovrano afferma il principio, che fa suo: “Non vogliamo che innocenti vengano perseguitati soltanto perché sono ebrei o mussulmani “. Federico II affronta e regola anche l’attività, scabrosa, del prestito con interessi, peraltro certamente molto utile, se addirittura non indispensabile, per lo sviluppo dei commerci. Il Concilio Lateranense del 1215 aveva proibito ai cristiani questa attività, divieto che in concreto, di frequente, veniva aggirato dai cattolici affidando i propri capitali clandestinamente a prestatori ebrei. La federiciana costituzione diede soluzione al problema, in modo alquanto concreto, autorizzando l’attività del prestito ed imponendo il tasso di interesse annuo massimo del 10 %.
La produzione della seta era, già in quegli anni, nella Sicilia orientale una proficua e lucrosa attività commerciale e lo resterà per secoli, così come quella della fabbricazione e colorazione dei tessuti, che dava ricchezza e lavoro a buona parte della cittadinanza catanese di fede ebraica. Ancor oggi via Consolato della Seta, che ricade nell’area della scomparsa giudecca soprana, ricorda questa ricca attività commerciale, in cui gli ebrei eccellevano ed a cui Federico II riconobbe un monopolio relativo della produzione.
Il castello Ursino, opera fatta edificare, a fini strategici e difensivi ed originariamente sul mare, nei secoli ha resistito all’abbraccio della colata lavica del 1669, che lo ha allontanato dalla costa di circa 300 metri ed ha pure sopportato il terremoto del 1693, che ha raso al suolo l’intera città. Proprio su questo maniero sono, ancor oggi, visibili i segni della presenza ebraica a Catania, nella torre della bandiera, le maestranze cristiane ed ebraiche, che avevano lavorato in buona armonia per la costruzione del maniero federiciano lasciarono i simboli delle rispettive religioni la croce e la menorah. Mentre una finestra di foggia rinascimentale aperta a seguito dei successivi rimaneggiamenti, mostra sul timpano una pentalfa, stella a cinque punte, simbolo della cabala ebraica. Tolleranza e convivenza tra popoli di fedi diverse che in Sicilia venne a cessare del tutto nel gennaio del 1493, a seguito del decreto dell’Alhambra, del 31 marzo 1492, con il quale i sovrani di Spagna Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, cacciavano dalle loro terre gli ebrei e gli ultimi musulmani che vi erano rimasti, spogliandoli di ogni loro bene, che incameravano, per fanatismo religioso e cupidigia di denaro.
Giuseppe Sciacca.