Si parla spesso di questioni che investono gli ebrei e Israele, conoscendo però molto poco dell’ebraismo. Per questo il QdS ha deciso di integrare la propria offerta informativo-culturale con una nuova rubrica, a cadenza quindicinale, di cultura e civiltà ebraica
Nella vecchia Europa cristiana, gli ebrei sono rimasti una minoranza, sempre più prossimi ai cristiani e allo stesso tempo così distanti. Gli ebrei vanno al tempio il sabato, i cristiani in chiesa la domenica. La Pasqua ebraica, anche quest’anno, cadrà in prossimità di quella cristiana, ma il significato delle due ricorrenze è molto diverso, poiché per gli ebrei è la commemorazione dell’uscita dalla schiavitù egiziana. Il calendario ebraico indica quest’anno in corso come il 5779, per tutti gli altri, invece, è solo il 2019. Il loro calendario è lunare e non solare. Non credono che il Messia sia già arrivato sulla terra, non si confessano, se non direttamente a Dio e peraltro nel solo giorno del Kippur. La loro storia è segnata da continue e cruente persecuzioni, che hanno affrontato con impareggiabile spirito di resilienza. Gli ebrei venivano accusati di essere il popolo deicida, e ora gli si contesta di avere troppo potere, di disporre di troppo denaro e di trovarsi dappertutto. Sino alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, la sera del Venerdì santo, in tutte le chiese si rivolgeva all’Eterno una preghiera per la loro conversione, appellandoli “perfidi giudei”.
Ma il 13 aprile del 1986, nel corso della storica visita di Karol Wojtyla alla sinagoga di Roma, il Papa, finalmente, li ha chiamati “fratelli maggiori”. Nonostante ciò, ancora oggi vengono boicottati, in ogni modo, a causa del conflitto del tutto irrisolto con le popolazioni arabo-palestinesi.
Malgrado il succedersi delle imponenti commemorazioni della Giornata della memoria, l’ultima trascorsa solo da pochi giorni, l’odio antisemita resta una velenosa pianta inestirpata, che diventa sempre più rigogliosa.
Eppure dal popolo ebraico, legato alle sue immutate tradizioni millenarie, sono nati gli uomini più innovativi della modernità. Basti soltanto fare quattro nomi: Albert Einstein, padre della relatività; Sigmund Freud, inventore della psiconalisi; Sergey Brin, coofondatore di Google; Mark Zucherberg, patron di Facebook.
Ce ne sono tanti altri, dunque perché solo quattro nomi? Quattro è il numero che meglio esprime il concetto del qui e ora. Quattro sono le stagioni, le età dell’uomo, i punti cardinali, gli angoli del quadrato da cui origina la costruzione dell’ottagono, e quindi, figura geometrica che serve a dare inizio alla quadratura del cerchio, procedimento che esemplifica l’evoluzione del semplice e basilare quadrato al cerchio, simbolo di perfezione.
Se con questo scorcio abbiamo suscitato qualche attesa, confidiamo di non deluderla e vi diamo appuntamento alla prossima pubblicazione.
Giuseppe Sciacca