La lettura dell’ultimo dei libri usciti dalla penna del rabbino Haim F. Cipriani, anche per un non ebreo, può rappresentare un’esperienza molto significativa ed avvincente.
Pubblicato dalla casa editrice Giuntina, prima dell’inizio di questa estate ormai trascorsa, “Schiudi le mie labbra”, costituisce una valida guida per il lettore che voglia scoprire un percorso di vita che segua la mappa tracciata dalla tradizione delle preghiere di coloro che il pontefice Giovanni Paolo II, nell’aprile dell’ormai lontano 1986, varcando la soglia della sinagoga di Roma, ha chiamato, per la prima volta, “Fratelli maggiori”.
L’itinerario, proposto da questo nuovo scritto, muove dalla considerazione, ormai comunemente accettata e condivisa dagli studiosi di antropologia, secondo la quale nella civiltà umana, alla base del culto, vi sia il sacrificio, quale mezzo per condividere i propri beni con le divinità al fine di ottenerne i favori. Da questa considerazione di partenza, che costituisce l’antecedente storico della preghiera, si percorre l’area, ancora non del tutto esplorata, della preghiera biblica, per poi attraversare quella assai vasta della preghiera rabbinica.
Il cammino corre lungo piste che si snodano in ogni direzione e hanno origine dalla considerazione di carattere generale che lo studio, ossia la disciplina di interrogare sé stessi e di interrogare i testi, trasformi una vita potenzialmente inutile, in una vita assai ricca, includendo, senza alcun particolarismo o distinzione, chiunque, in una vera e propria élite spirituale. Vengono, via via, toccati, per quanto inerisce l’argomento dello scritto, argomenti della più svariata natura, poi posti anche in relazione con principi della scienza, e con gli assunti della storia, e sapientemente vengono creati avvincenti parallelismi.
In tale ottica - e al cospetto dell’attuale realtà, in cui l’uomo deve quotidianamente confrontarsi con tendenze divergenti e dissocianti che spesso lo disorientano, mentre sul fronte della scienza gli studiosi di fisica sono alle prese con tentativi di perfezionamento della definizione di un’unica teoria che sintetizzi l’integrazione delle forze fondamentali presenti nell’universo, cioè l’integrazione della forza gravitazionale con le altre energie - questo sentire umano viene posto a confronto con il testo di una delle fondamentali preghiere ebraiche, lo “Shemà”, quale sintesi e soluzione di lettura di una realtà che l’occhio coglie come frammentata e contraddittoria, al fine della sua logica composizione.
Nel libro è anche possibile rintracciare temi che, avvalendosi dall’approfondita conoscenza dell’autore, del contenuto più intrinseco delle preghiere, trattano argomenti per confutare erronei luoghi comuni, spesso frutto di fraintendimenti. Uno tra questi, è costituito dal disprezzo che di sovente l’illuminismo manifestava per la cultura ebraica, a cui contrapponeva il cristianesimo, come mezzo per procedere verso l’universale e superare il particolarismo della stessa.
Tantissimi altri sarebbero gli argomenti che meriterebbero di essere citati per la presentazione del nuovo lavoro del rabbino Haim F. Cipriani, che questa breve riflessione, certamente, non può accogliere. Ma, concludendo, non si può tralasciare di condividere l’arricchimento particolarissimo che rimane me dalla lettura delle pagine riguardanti la preghiera non esaudita.
In questa parte dello scritto, si premette l’idea che in un qualsiasi processo educativo, non è corretto soddisfare tutte le esigenze del richiedente, per poi considerare l’immancabile effetto che ne deriva a chi, credente, ha inutilmente invocato la concessione di una grazia. In questo caso, la preghiera rimasta apparentemente infruttuosa, sorprendentemente lascia in chi ha invocato la Trascendenza la sensazione di grande conforto, di non sentirsi, solo, isolato e senza nessuno che si sia interessato di prestargli ascolto.
Nelle pagine di questo coinvolgente libro, quindi, preghiere antiche per esigenze umane di grande attualità.