Lexikòn

ALHAMBRA 31 marzo 1492

La scomparsa della religione ed il punto di non ritorno

2021-09-13 18:52

Autori Vari

Foresteria,

La scomparsa della religione ed il punto di non ritorno

Non sarà qualche pannuccio caldo, qualche pacca sulla spalla a rimettere Dio al centro della vita della gente. Cosa vuol dire adesso, in questo moment

 

Non sarà qualche pannuccio caldo, qualche pacca sulla spalla a rimettere Dio al centro della vita della gente. Cosa vuol dire adesso, in questo momento storico parlare di Dio? E a cosa serve parlarne?

C'è speranza per la fede? Ce n'è ancora per la sopravvivenza della religione? Gran parte della gente in Occidente ha voltato da tempo le spalle alla religione tradizionale, a quella burocratizzazione del sacro che non riesce più ad attrarre, interessare. Tuttavia la ricerca di senso, la nostalgia di cielo, di un rifugio in cui accamparsi, l'esigenza di protezione, di accettazione, di conferma non sono diminuite, anzi mai come nel nostro tempo gli uomini sembrano naufraghi in cerca di terra, un approdo dove trovare risposte. La gente scappa via dalle chiese, ormai i riti se le inventa da sola di nuovi, le pratiche se le costruisce da sola e la colpa non è della gente. Sono andato a trovare un amico prete impegnato da anni nella ristrutturazione della sua parrocchia. Davvero un gran lavoro. Stucchi ritornati come nuovi, tutto come un tempo al suo posto. "Qui metterò Santa Rita", "qui invece San Biagio", ed io mi chiedevo: "Morte le ultime vecchiette ci sarà ancora qualcuno che verrà a pregarli?".

Siamo ad un punto di non ritorno. Non sarà qualche pannuccio caldo, qualche pacca sulla spalla a rimettere Dio al centro della vita della gente. Cosa vuol dire adesso, in questo momento storico parlare di Dio? E a cosa serve parlarne? Non è solo questione di nuovi linguaggi che traducano il vecchio catechismo, non è solo questione di rinnovamento della chiesa o delle chiese perché la crisi non è questione solo del cattolicesimo. Perché la religione ritorni ad essere interessante è necessario che Dio ritorni ad essere interessante per la gente. Non è bestemmia dire che oggi non lo è affatto, è piuttosto una bestemmia che le chiese continuino a pensare che l'uomo contemporaneo tra i primi suoi obiettivi, tra le prime sue ricerche ponga la questione di Dio. E non bisogna neppure illudersi che quando la storia diventa avversa, quando il dolore assale, quando la sofferenza soffoca, quello sia un buon momento per fare i conti con l'Assoluto. L'ho sentito dire spesso, soprattutto durante il Covid. Certamente quando il bisogno è molto grande, quando si è messi con le spalle al muro, si può raccontare che perfino degli atei convinti si siano messi a pregare per trovare sollievo.

Anch'io ne ho fatto esperienza, come l'aver dovuto constatare che finita la prova, guardandosi indietro, abbiano considerato questo passaggio come una non perdonabile leggerezza. Qualcuno si affretta a sottolineare che comunque le chiese, in alcuni territori, ancora fanno il loro dovere, la domenica ancora c'è gente che frequenta. Non sarò io a negarlo e penso davvero che una grande fatica si faccia per dare senso al nostro lavoro di pastori e di fedeli. Tuttavia, salvo chi davvero da adulto nella fede cerchi Dio come compagno di viaggio, lo preghi, lo chiami in causa nella gioia e nel dolore della vita, credo che dove le chiese sembrano piene è soprattutto perché prevale il valore di intrattenimento religioso che si affievolisce di pari passo là dove progressivamente altri intrattenimenti si presentano come più attrattivi. Intrattenimento religioso che è cosa diversa dalla celebrazione della fede credente. Qualcuno direbbe che finalmente ha avuto ragione John Lennon quando in Imagine cantava: "And no religion, too" e questo dovrebbe rallegrare chi da sempre auspica un mondo senza più religione.

Non rallegra me e non perché sono un uomo di religione, ma perché il fallimento delle chiese, che certamente è sotto gli occhi di tutti, non migliora per quanto mi riguarda il genere umano, al di là di tutte le colpe degli uomini di chiesa. Perché le domande restano, l'uomo con le sue speranze e le sue angosce pure, e sarebbe un peccato se cercare il cielo fosse soltanto questione di astronauti. Ho imparato dal mio maestro, il Maestro di Galilea, che le parole più significative che l'uomo di ogni tempo fa sue sono quelle scritte con la verità che libera. Sento urgente non giudicare il mondo con le sue scelte, con le sue contraddizioni, ma ascoltarlo perché solo imparando umilmente dove sta andando il mondo, avrà ancora senso la vita delle chiese, sarà ancora possibile annunciare il Vangelo.

La Repubblica di Gennaro Matino - 22 agosto 2021