E’ uscito ieri presso Giuntina il nuovo libro di Niram Ferretti, La Luce del Regno. Ne pubblichiamo in anteprima un breve estratto per gentile concessione dell’editore.
Improvvisamente chiedo a Balthasar se possiamo deviare un attimo dentro la Città Vecchia. Ci inoltriamo nel dedalo di viuzze illuminate dalle luci elettriche, all’interno del quartiere arabo. C’è poca gente in giro. Alla nostra destra e alla nostra sinistra le botteghe e i negozi sono tutti chusi. Sulla strada, nel fascio illuminato al neon di un negozio di alimentari ancora aperto, un vecchio arabo che sta fumando ci guarda indifferente. Osservo il pavimento sul quale camminiamo, incastonato di lastre irregolari bagnate dalla luce. Entriamo e usciamo dalle vie, perlopiù deserte. In una c’è solo un tavolino di metallo fuori da un negozio ancora aperto con due uomini seduti che stanno giocando a carte. Ogni tanto mi fermo, mi guardo intorno. Potrei proseguire a lungo in mezzo a questo dedalo notturno. Ho la sensazione netta e straniante di trovarmi sopra un palcoscenico, dentro un allestimento, di cui fanno parte anche le due suore che improvvise sbucano da una via laterale e si mettono a camminare davanti a me con i loro lunghi copricapi bianchi, una di loro con le bretelle del grembiule incrociate sulla schiena sopra il vestito nero, proiettate qui di colpo da un quadro fiammingo del ‘600. Il rumore della radiotrasmittente di un poliziotto israeliano mi riporta alla quotidianità.
Proseguiamo in silenzio. Usciamo dalla Città Vecchia. In giro i passanti sono pochi.
“Sono contento che hai deciso di venire” dice a un certo punto rompendo il silenzio.
“E’ intenso” dico. La parola mi esce irriflessa, quasi inevitabile.
“Cosa?”.
“Tutto. Da quando sono uscito dall’albergo fino a ora, in questo preciso momento. Provo una sensazione come di lieve stordimento. Sono qui e sono altrove”.
“Sì” dice sorridendo “può fare questo effetto. E’ rischiosa Gerusalemme per coloro a cui si apre. Se ti cattura continuerai a tornarci sempre”.
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