Intervento del Dott. Alessandro Yoram Nathan Scuderi, Vice Presidente della C.E. di Catania nella Giornata della memoria 2023 presso il liceo Classico Lanza di Foggia
Buongiorno a tutti i presenti,
purtroppo degli importanti impegni di lavoro mi impediscono di essere con voi, quindi mi corre l’obbligo, innanzitutto, di ringraziare la Professoressa Albertina Della Croce, la Presidenza e tutto il corpo insegnante, per avermi comunque invitato alla vostra iniziativa per commemorare la Giornata della Memoria
Poiché mi sono imposto di non tediarvi oltre il dovuto, pur considerando che il contesto di che trattasi, mi trascina in un ambito alquanto delicato e pregnante di significato e, ahimè alquanto doloroso, andrò direttamente al sodo, al nocciolo, al tema centrale …
Devo innanzitutto ammettere che parlare di Shoà, almeno per quella che è sempre stata la mia percezione, mi procura non poco disagio ed è per tale motivo che vorrei innanzitutto spiegare che il termine “Shoà” in ebraico può essere tradotto come “tempesta devastante”, ma anche catastrofe, disastro, distruzione. Ecco perché non ci piace che venga usato il termine Olocausto che richiama l’idea di un “Sacrificio inevitabile”. Ebbene, non lo è stato affatto.
Ora, come ben sapete, La Giornata della Memoria venne istituita il 1 novembre 2005 ……. Poiché proprio il 27 gennaio 1945 venne liberato da truppe dell’Armata Rossa, il campo di sterminio Auschwitz. La ricorrenza, come dicevo, è stata istituita in forza alla risoluzione 60/7 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Ma in realtà questa Giornata sarebbe dovuta essere già istituita da secoli, anzi da millenni…eh già, perché facendo un breve, ma necessario percorso storico, rileviamo che già fin dall'antichità gli ebrei erano visti come un “Popolo diverso” direi di “Cattivo Esempio”. Via via, infatti, sono stati accusati di essere rozzi, incivili e sanguinari, solo perché ostinatamente fedeli ai propri riti, perché non aderivano e non si conformavano ai culti pagani e politeisti delle altre popolazioni, ovvero colpevoli di non riconoscersi nelle divinità dei popoli e dei luoghi in cui vivevano; in buona sostanza colpevoli di amare un solo Dio, il Dio di Abramo di Mosè di Isacco…
Il primo episodio di ostilità e di intolleranza verso gli ebrei, storicamente documentato e accertato, venne riscontrato per motivi religiosi intorno al 400 a.C., nell'Egitto dei faraoni, con la distruzione del tempio ebraico di Elefantina (l'odierna città di Assuan).
Ma anche le successive persecuzioni nel regno di Siria, perché gli ebrei si opponevano all'ellenizzazione del loro culto. Ed ancora il sentimento anti-ebraico trovò sfogo tra gli antichi Greci e Romani, sempre a causa della loro fede monoteista. (Episodi di odio sono in effetti citati nelle fonti classiche da Cicerone, da Tacito e da Giovenale).
Successivamente si è giunti ad essere accusati di "deicidio", ovvero dell'uccisione di Cristo – sebbene sia noto che la pratica della crocifissione fosse una feroce usanza romana. Ancora verso il medioevo, gli ebrei vennero accusati di praticare omicidi rituali di bambini cristiani e di impastare con il loro sangue il pane azzimo, che si usa per la festività di Pesach, di avvelenare i pozzi, di essere untori della peste nera, di praticare la stregoneria, ma soprattutto di cospirare per distruggere il mondo cristiano.
E venne dunque l’ora dell’Editto di Granada, conosciuto anche come Editto dell’Alhambra, fermamente voluto dai sovrani spagnoli Isabella di Castiglia intesa “Isabella la Cattolica” e del coniuge Ferdinando d’Aragona, in base al quale venne decretata l’espulsione dal territorio del Regno da loro governato di tutte le persone di religione ebraica. Questo costò una ulteriore Diaspora della popolazione ebraica che dovette abbandonare tutto il Meridione d’Italia, e che infatti ci interessa direttamente.
Poi venne l’epoca dei Pogrom, ossia delle vere e proprie sommosse popolari, alquanto sanguinose scatenatesi contro gli Ebrei, considerati capri espiatori del malcontento popolare. Tali ulteriori persecuzioni vennero poste in essere in Russia tra la fine del sec. XIX e l'inizio del XX, molto spesso con l’appoggio ed il consenso delle autorità.
Il teorema del complotto Giudaico è un prodotto moderno, creato ad arte con la diffusione di libri e testi totalmente falsi, ove si diffuse l’idea che avessero ordito una sorta di piano finalizzato alla conquista ed al dominio del mondo, mediante il controllo del sistema finanziario internazionale.
Tutto questo immotivato odio, tutte queste insensate persecuzioni, tutte queste inaudite violenze, costarono anch’esse milioni di vite umane; uno spargimento di sangue millenario. La Shoà dunque non è soltanto quella che ricordiamo oggi, sulle nostre coscienze e sulla nostra memoria pesano anche queste innumerevoli Shoà, le cui conseguenze paghiamo ancora oggi. Senza parlare della perdita del patrimonio culturale…
Ora, voi sapete bene che Il 10 novembre 1938 il Consiglio dei ministri approvava le leggi razziali fasciste; posta tale doverosa premessa circa il contesto storico, che tra l’altro sono sicuro che i vostri insegnanti vi avranno già debitamente illustrato, scelgo di catapultarvi nella dimensione umorale, sensoriale e cognitiva che ragazzi come voi, poco più di 80 anni fa, dovettero subire…. Cosa successe agli ebrei 80 anni fa?
Provate a immaginare che stamane, uno dei vostri genitori si sia prodigato ad alzarsi prima di voi per preparare la colazione, lavarsi, sistemarsi e vestirsi per accompagnarvi a scuola e poi dirigersi a lavoro, in fabbrica, in ufficio…
Giunti dinnanzi l’ingresso del vostro Istituto, appena esservi salutati con il papà o la mamma o la sorellina ed il fratellino, trovate uno dei vostri insegnanti che suo malgrado e malgrado il suo dovere istituzionale gli imponesse tutt’altro, vi impedisce di entrare e raggiungere la vostra aula, i vostri compagni di classe. Accanto a voi vedete anche un altro insegnante che viene bloccato sull’uscio, ma anche una delle bidelle (una volta i collaboratori scolastici venivano chiamati così…)
“Ma che succede? Perché non posso raggiungere i miei compagni? Perché nemmeno il Professore Piperno o la signora Ascoli non possono entrare?”…avreste detto così, no? Ed ecco, ora immaginate che il Preside vi rispondesse:- “ Perché siete Cattolici, perché siete pugliesi, perché siete terroni…perché siete ebrei”. Da quel preciso istante, sul vostro registro di classe, sparireste, dall’Ufficio Anagrafe sparireste. Avreste d’un tratto perso tutti i vostri diritti, non sareste più cittadini italiani.
Vi sentite smarriti, impotenti, incapaci di qualsivoglia reazione. La signora Ascoli si piega sulle proprie gambe, il professore Piperno, anzi l’ex professore Piperno, piange impietrito. Correte a casa, trovate mamma e papa anch’essi attoniti, in fabbrica non hanno fatto entrare vostro padre ed in ufficio non hanno fatto entrare vostra madre. Niente più lavoro, niente sarà più come prima. Anzi, sarete tutti costretti a cucirvi sul bavero o su una manica, un segno di riconoscimento affinché tutti possano vedere e sapere che siete diversi dagli altri, no peggio…inferiori agli altri. Niente scuola, niente lavoro, nessuna identità, nessuna dignità. Per mangiare dovrete umiliarvi a fare gli schiavi per chi ne approfitterà vigliaccamente. Rovisterete tra i rifiuti per mangiare e vestirvi. Credete che sia finita? Niente affatto, passati poche settimane o pochi mesi, vi costringeranno, a spintoni, calci e sputi, a recarvi scortati dai militari, alla stazione. Un misero, inutile bagaglio ciascuno. Vi infileranno insieme ad altri 50/70 persone della vostra stessa “razza”, in un vagone bestiame con due buchi per terra, quei buchi saranno i vostri servizi igienici. Dopo due giorni di viaggio, arrivereste in un paese sconosciuto, freddo e cupo e vi selezioneranno. Cani che abbaiano, uomini che urlano. La vostra vita è legata ad una scelta: se sei nelle condizioni fisiche di lavorare, vivrai qualche mese, se non lo sei, come un disabile, come tua nonna o tua zia anziana, vieni fatto entrare, anche se sei bambino, in un capannone e verrete gasati. Uccisi con il gas. Altri schiavi trascineranno i vostri cadaveri sino a dei forni crematoi e li verrete appunto cremati. Ma prima, se avete dei denti d’oro o degli oggetti di valore, ne verrete privati. Nel frattempo, nella vostra città, degli sconosciuti si saranno appropriati della vostra casa e dei vostri averi, ricchi o poveri che fossero.
Ecco ragazzi cosa è successo, solo perché alcuni folli hanno deciso che sareste degli esseri inferiori. E credetemi, mi sono limitato a raccontarvi gli orrori di cui furono capaci. La stessa fine la faranno coloro che si sono permessi di difendervi, oppure gli zingari, i Testimoni di Geova, gli omosessuali, i dissidenti…
Scusatemi se sono stato troppo duro, ma la storia edulcorata non la posso soffrire, ne che mi volti a destra, ne che mi volti a sinistra.
Ma c’è una ulteriore dimensione drammatica in tutta questa bestiale ferocia… Non pensate che i nazifascisti fossero tutti degli ignoranti, niente affatto, anzi… Fior fiore di medici, biologi, chimici, scienziati, docenti universitari, luminari (si fa per dire) hanno ordito tutto ciò.
Quindi ragazzi e ragazze mie, costruitevi attorno una struttura culturale che vi possa tenere lontano dalla violenza e dal sopruso. Badate bene a fare dei vostri studi, delle vostre conoscenze, del vostro sapere, una sorta di piedistallo, di corazza…ma non per sentirvi superiori, semmai per rimanere saldi ai vostri princìpi morali ed etici. Ascoltate quanto più potete, aiutate quanto più potete, amate quanto più potete. Sapete perché? Perché come diceva, anzi come cantava, un mio illustre concittadino, “Tutto l’Universo obbedisce all’amore”.
Della vostra cultura fatene un uso che possa essere bene per tutti. Nessuno escluso. Capirete più in là quanto preziosi siano questi anni di scuola, di confronto, anche di sacrificio, perché vi avranno insegnato a prepararvi alla vita. Ma non basterà che conosciate le formule o sapere coniugare i verbi, vi aiuterà ma non basterà. Poiché, per non diventare assassini serve si, la conoscenza ed il sapere, ma serve soprattutto conoscere l’umano che è in voi e l’umano in chi vi sta di fronte. Credete in voi stessi e fatevi rispettare sempre, purché voi per primi rispettiate e crediate nella libertà altrui.
Il concetto che vorrei trasmettervi è espresso, molto ma molto meglio di me dalle parole di Edmond Fleg, tratte dall’opera “Perché sono ebreo?” (edita nel 1927):
“Io sono ebreo perché la fede di Israele non esige dal mio spirito alcuna abdicazione.
Io sono ebreo perché la fede di Israele reclama dal mio cuore tutte le abnegazioni. Io sono ebreo perché in tutti i luoghi dove piange una sofferenza, l’ebreo piange…”
Ultimo il mio intervento, citando a tal proposito, una delle perle contenute nel Talmud (sapete cos’e’ il Talmud?) “Gli atti di gentilezza contano più di tutti i Comandamenti”.
Grazie per avere avuto la pazienza di ascoltarmi, se volete farmi delle domande sono a vostra disposizione….
la reincarnazione, appunto, e lo fa con spudorato slancio, proprio perché sa quanto l’argomento fosse caro a Cesare e quanto ne abbiamo discusso tra noi.
Tra l’altro, devo ammettere candidamente, non sono in possesso della conoscenza e della competenza tale da poter degnamente affrontare l’argomento, già di per sé ostico, complesso e ampio, anche per gli studiosi dell’ambito. Cercherò, dunque; nei limiti delle mie limitate conoscenze, quanto meno di raccontarvi di Cesare attraverso le nostre interminabili conversazioni notturne. Spero a tal proposito, che abbiate comprensione nei miei riguardi…
Ho sempre pensato che è necessario accostarsi all’oggetto della questione con estrema cautela, con delicata accortezza, con attenzione, quasi con garbo, direi… Quel poco che so, per quanto mi affascini tutto ciò che riguarda la reincarnazione, lo devo proprio agli approfondimenti scaturiti da lunghissime dissertazioni, come dicevo, intrattenute con Cesare, anch’egli molto sensibile ed affascinato da questo (almeno per me) aspetto misterioso e mistico.
Sulla questione esiste un trattato cabalistico, l’Arizal, ma ne tratta anche lo Zohar, secondo cui la reincarnazione è sì, considerata dall’ebraismo, ma pare non essere consentita a tutte le anime; ma a quelle alle quali ciò è permesso, avverrebbe più volte consecutivamente, come in una sorta di ciclo. Non a caso si parla proprio di Ghilgul neshomot, ovvero Ciclo delle anime.
Per reincarnazione, infatti, si intende l’essere “rimessi in un corpo umano”, ossia essere riportati in vita, ma in un corpo totalmente nuovo e diverso dal precedente; un altro e differente involucro che possa contenere la medesima anima. Sostanzialmente il corpo diventa contenitore di molteplici vite precedenti.
Ma dove risiede l’anima quando si lascia il corpo? Nella parte estrema della nostra colonna vertebrale, tra la III vertebra lombare ed il coccige, risiede il Luz (parola di origine aramaica che si può tradurre in nocciolo-mandorla).
E’ di forma triangolare ed in esso risiede il nostro DNA; nel Luz risiede il segreto dell’immagine e della somiglianza dell’uomo con D-o… riposto proprio nel c.d., e non a caso, “osso sacro”.
Ecco un altro dei motivi per cui la cremazione non è contemplata dall’ebraismo; se il Luz andasse distrutto, non sarebbe possibile la trasmigrazione dell’anima… Sono certo che i nazisti, ubbidendo alla loro cieca e crudele, quanto bestiale ferocia, quando poterono, procedettero alla distruzione massiva dei resti degli ebrei; temendo che si potessero reincarnare, mirarono alla impossibilità di farli tornare in questo mondo.
A Cesare, ma anche a me, piaceva pensare che la nostra anima, in passato, sia appartenuta a qualcuno a cui non fosse stato concesso di portare a termine un compito, una missione o come si dice oggi un obiettivo, un target… A Cesare piaceva pensare che l’anima non riconoscesse, prima di prenderne possesso, se la procreazione umana stesse avvenendo tra ebrei o non ebrei, ma l’anima ebrea, la nefesh jeudi, doveva prima o poi rivelare la propria essenza, la propria entità e la propria identità, nel corpo in cui stava per convivere.
Tale convincimento ha segnato quasi tutta la sua opera. E piaceva ad entrambi pensare che un’anima già appartenuta ad un ebreo, scegliesse di andare nel corpo di chi ebreo non sapeva ancora di esserlo. Ciò avrebbe comportato una fame ed una sete di conoscenza ebraica, ereditata dal passato, proveniente anche da secoli precedenti.
Nel contesto di una conversazione protrattasi sino alle prime luci dell’alba, si pose tra noi, trattenendoci e imponendoci in un successivo religioso e contemplativo silenzio, una frase dello Zohar che recita: “Il Creatore del mondo e di tutte le anime sa quello che accade tra gli individui nelle vite precedenti”… Non ho un ricordo preciso di cosa facemmo dopo, ricordo solo una lunga meditazione…un lungo silenzio.
Spero che il garbo e la delicata attenzione cui ho fatto cenno all’inizio del mio breve intervento, siano stati da me rispettati; purtroppo non sempre nella vita si è accolti o si è accostati con la dovuta gentilezza e, si sa, “Gli atti di gentilezza contano più di tutti i Comandamenti”.
A molti, a troppi, ma anche a chi non potrebbe permetterselo, per la carica o l’abito che indossa, certe sensibilità sono ignote; ed un ebreo non dovrebbe mai mancare di rispetto, della capacità di accogliere, soprattutto della capacità di ascoltare.
Ha sempre destato in me particolare fascino Il Movimento del Musar, che come ben e meglio di me sapete, fece capo a Rav Yisrael Lipkin Salenter, poiché indica con sapiente precisione di intenti, i doveri etici dell’ebreo. E tutti, indistintamente, dovremmo trarne da ciò ispirazione ed insegnamento granitico. L’etica ci consente di vivere a testa alta, sotto una luce particolare….. Un po' come il ner tamid che diffonde perennemente quella che è detta or ein sof. E’ una luce chiaramente metaforica che consente a coloro che hanno a che fare con noi, di scorgere il volto autentico dell’individuo che siamo, e non le maschere di pirandelliana memoria e conoscenza.
Mi accingo alla conclusione in fretta…..E’ buona usanza non parlare di altri libri, quando se ne presenta già uno, ma per fare ciò sono comunque certo che avrò l’approvazione di Barbara, sensibile com’è a qualsivoglia forma di lettura e conoscenza letteraria, quindi mi limiterò a stigmatizzare sul contenuto e sul messaggio custodito in esso, così come è stato possibile custodirlo ne “La storia di Hannah”…
Sono parole di Edmond Fleg, tratte dall’opera “Perché sono ebreo?” (edita nel 1927); queste parole sono magicamente colluse con quelle de “La storia di Hannah”, e volevo citarne un piccolissimo, significativo condensato….
“Io sono ebreo perché la fede di Israele non esige dal mio spirito alcuna abdicazione.
Io sono ebreo perché la fede di Israele reclama dal mio cuore tutte le abnegazioni. Io sono ebreo perché in tutti i luoghi dove piange una sofferenza, l’ebreo piange…”
Il messaggio recondito di queste parole, trova comunione con il messaggio di Cesare e con il tratto autobiografico di Barbara. La potenza della fede riposta in Israele, deve necessariamente trovare sfogo nelle azioni di chi è detentore dell’anima ebraica, suo malgrado; come un fiume che scorre sapendo di dovere abbracciare il mare…
Concludo, riguardo “La storia di Hannah”, ritenendo di avere scritto tutto ciò che ho sentito dentro la mia di anima, sia leggendolo che porgendolo ai lettori, in seno alla prefazione.
Spero di avere raccolto, contemplato e cercato di condividere, non solo ciò che sono state le mie sensazioni ed i miei sentimenti, ma anche quelli di Cesare e dei suoi degni figlioli…. E di Barbara, essi ne sono consapevoli, posso solo dire che se non ci fosse stata, oggi non ci sarebbe questo piccolo luminosissimo libro, che riflette assolutamente di luce propria.
Un cordiale Shalom