La festività di Chanukkah, la festa delle luci, quest’anno viene celebrata dal 28 novembre al 6 dicembre, per ricordare il miracolo dell’olio, che viene narrato nel primo e secondo libro dei Maccabei, testo apocrifo della Torah (Bibbia ebraica). I fatti storici sono da collocare dopo la morte di Alessandro Magno avvenuta nel 323 a.C. a cui aveva fatto seguito lo smembramento del suo regno.
La Giudea era governata dal re Antioco IV, che perseguiva l’intento di omogenizzare le culture dei diversi popoli che abitavano le sue terre, imponendo loro norme civili e religiose dal mondo greco.Questa perdita della libertà religiosa non venne accettata dagli ebrei più osservanti che diedero luogo ad una vera e propria rivolta militare. Antioco IV, proibì il culto e lo studio della Torah e per completare questo piano di sopraffazione fece costruire una fortezza, rimasta presidiata da truppe siriache ed ancora, in modo sacrilego, fece edificare un altare, dedicato a Giove, sul monte del Tempio.
Il popolo spinto dalla propria fede religiosa insorse in armi. Tra i combattenti furono protagonisti ed ebbero un ruolo decisivo Mattatià ed i suoi cinque figli, a cui venne attribuito il nome di Maccabei, maccab vuol dire martello, in quanto la loro tattica di guerriglia consisteva in martellanti e rapide incursioni contro le truppe dell’invasore. Allorché gli insorti ebbero, finalmente, la vittoria, si trovarono a dover rimediare alla profanazione del tempio per mano degli invasori. La cerimonia di riconsacrazione prevedeva la riaccensione del grande lume del tempio, che testimoniava la costanza nella fede.
Nei locali del tempio saccheggiato dai soldati di Antioco IV, anche l’olio sacro per accendere il lume era stato asportato ed era rimasta soltanto una piccola ampolla, che conteneva una quantità di olio sufficiente per alimentare la lampada per un solo giorno, mentre la consacrazione di nuovo olio richiedeva almeno otto giorni. L’esigenza di riconsacrare il Tempio al più presto indusse i sacerdoti ad utilizzare l’olio ritrovato, pur sapendo che si sarebbe rapidamente consumato e la luce del lume si sarebbe spenta dopo il primo giorno. Ma accadde il miracolo. L’olio non si consumava e la fiamma restò ininterrottamente accesa per otto giorni, il tempo necessario per la consacrazione del nuovo olio. Nei millenni la celebrazione del miracolo è stata ricordata ogni anno, dando luogo alla festa Channukka, che ha attraversato i secoli ed è giunta sino a noi.
Uno degli argomenti oggetto di dibattito inerenti alla festa è la disputa che riguarda il luogo dove vanno collocati i lumi accesi. E’ pacifico che vadano accesi, così già il Talmud prescriveva, in modo che fossero visibili dall’esterno, risultando visibili all’occhio del viandante. Quindi alcuni sostengono che necessariamente vadano posti dietro la finestra o all’esterno, altri invece ritengono che sia sufficiente collocare il candelabro al centro del tavolo attorno cui si raccoglie la famiglia.
La questione, così come spesso accade nelle dispute dell’ebraismo ha una duplice soluzione. Nel corso dei secoli la esposizione delle luci è andata sempre più diffondendosi ed oggi è comune l’uso nelle città dove sono presenti popolose comunità ebraiche, di accendere nelle piazze l’apposito candelabro a nove bracci, che si chiama chanukkiyah. Questa usanza non va vista in contrasto con quanto peraltro il Talmud afferma, cioè che “il precetto del lume di Chanukka è per ciascuno a casa sua”. Dal vissuto è possibile ricavare gli elementi per chiarire il dubbio. La storia del popolo ebraico ricorda che in epoca in cui gli ebrei vivevano in cattività sotto il dominio persiano, costoro avevano proibito di esporre i lumi di Canukkah all’esterno, perché i persiani in quello stesso periodo celebravano il dio Mitra, la cui nascita era preceduta da un periodo di oscurità e coprifuoco. I rabbini stabilirono, in quei tempi che il precetto sarebbe stato adempiuto, egualmente, collocando i lumi sul tavolo da pranzo. Ogni volta che la storia lo ha imposto gli ebrei hanno continuato ad accendere i lumi per se stessi e per i loro familiari, quel che importa è che ancor oggi queste luci continuino ad accendersi, malgrado i vari pogrom antisemiti che la storia ricorda, la “Notte dei Cristalli” (9/10 novembre 1938) e gli orrori della Shoah.