Non esistono due feste più simili , più vicine, anche nel calendario, ed allo stesso tempo più diverse di Purim e Carnevale. Quest’ultima nasceva, all’origine, per vincere la solitudine e la tristezza che la brutta stagione inevitabilmente portava, quindi per esorcizzare i rigori dell’inverno, per scacciare gli spiriti che si nascondevano tra la nebbia uggiosa e grave nei boschi e nei passi solitari delle vallate, per rompere quel silenzio che sa tanto di vuoto, interrotto dal sibilo degli alberi, spogli e ghiacciati, su cui soffia il vento gelido e tagliente. In quei giorni in cui il pallido sole dell’inverno pare abbia paura di posare i suoi raggi sulla natura addormentata per timore che ghiacciandosi possano spegnerlo. E poi le grandi mangiate, nelle stanze in cui il fumo restava denso e sapeva di legna bruciate, le lunghe tavolate imbandite di carni d’ogni genere, e su cui il maiale è re, con i suoi sughi grassi e gustosi.
Interminabili convivi in cui ogni cibo andava trangugiato quasi per dovere, per far fronte alla necessità di mettere su un po’ di adipe per resistere meglio nei lunghi digiuni che la quaresima avrebbe inevitabilmente portato.
Purim, invece, è una ricorrenza gioiosa , nasce come la festa dell’allegria per lo scampato pericolo, la felicità per aver ricevuto la benedizione per sfuggire a chi meditava la fine per gli ebrei, la sbalorditiva meraviglia dell’aver visto la buona sorte capovolgere un destino che sembrava già inesorabilmente segnato, in un inatteso lieto fine. I fatti vengono narrati nel Libro di Ester, contenuto nella Bibbia ebrea e cristiana, e sono eventi accaduti nell’anno 480 a.e.v. nella cittadina di Susa, allora capitale della antica Persia. Ester era una bella ragazza ebrea che, rimasta orfana, era stata affidata allo zio Mordeckai, ministro presso la corte del re dei persiani Assuero. Viveva a corte il perfido primo ministro Aman, uomo arrogante e vanaglorioso, che essendo nelle grazie del re, ormai da tempo pretendeva che chiunque si inchinasse al suo cospetto. Mordekai, che era uomo pio e timoroso di Dio, rifiutava di tributargli questo atto di ossequio che riservava solo all’ Altissimo. Aman stizzito ed esacerbato da questo comportamento, ai suoi occhi sovrabbondantemente rigoroso ed irriverente, cominciò a discreditare gli ebrei presso Assuero, raccontando delle loro strane abitudini di vita, non comuni alle altre genti dell’immenso regno e dipingendoli come fanatici religiosi insofferenti ad ogni autorità estranea alla loro fede. Alla fine il re si lasciò convincere, temendo che queste diversità potessero minare la solidità e la sicurezza del suo regno, decretò che tutti gli ebrei che si trovavano nei suoi domini venissero uccisi. Avendone avuto notizia Ester, nel frattempo divenuta regina, si adoperò affinchè il suo popolo fosse salvo. Comparsa, coraggiosamente, innanzi al re confutò una per una le accuse di Aman, dimostrando che erano false e tutte fantasiose invenzioni di un infedele ministro, che cercava una sanguinosa vendetta per la sua bramosia di fama e prestigio. Il re comprese di essere stato ingannato dal malvagio primo ministro e lo mise subito a morte, mentre gli ebrei furono salvi. La buona sorte aveva salvato un popolo innocente, mutando il verdetto di morte in una sentenza di vita.
A Purim, ancor oggi, tutti gli ebrei rinnovano la lettura del Rotolo di Ester, tornando a gioire, tra cibi e balli, mascherandosi, scambiandosi offerte di dolci e bevendo abbondanti quantitativi di vino di cui una volta l'anno è lecito abusare. Quest’anno a Catania, dopo 530 anni , per la prima volta dopo la Cacciata, voluta dai sovrani cattolici di Spagna nel 1493, con l'ignobile editto di Granada, con il quale venne realizzato il più grande intervento di pulizia etnica avutosi in Sicilia, gli ebrei torneranno a festeggiare, dalla sera del sei marzo alla sera del giorno successivo, presso la sede della Bet ha Knésset della città, in via Leucatia, secondo la millenaria tradizione la ricorrenza che più di ogni altra vale a ricordare che non sempre il prepotente, anche se più forte, riesce a schiacciare chi gli è sottomesso, e che la buona sorte, in modo inatteso, può mutare in modo repentino prospettive di morte, in speranza di salvezza ed attese di lunga vita.